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Il convegno promosso dalla presidenza del Consiglio comunale si è tenuto il 2 e il 3 in diretta streaming
“Contagio”: la lotta dell’umanità contro le malattie infettive
Federico Russo | 4 febbraio 2021

Dagli investimenti senza precedenti per i vaccini alla storia di una dottoressa che violando i protocolli scopre che il Coronavirus è arrivato anche tra di noi. Tutto questo è “Raccontare la colossale lotta dell’umanità contro le malattie infettive”, l’obiettivo decisamente ambizioso del congresso multidisciplinare “Contagio” che si è tenuto martedì 2 e mercoledì 3 febbraio. Le due giornate di dibattito, nate da un’idea dell’architetto Natasha Calandrino Van Kleef e promosse in collaborazione con la presidenza del Consiglio Comunale di Milano, si sono svolte in diretta streaming sulla pagina Web Tv Radio ‘In Comune’ del municipio milanese.

«La pandemia ha svelato la fragilità del mondo – ha commentato nei saluti di apertura la vicepresidente del Consiglio comunale Beatrice Uguccioni – e ora si deve cambiare paradigma, ad esempio rilanciando la medicina del territorio che spesso è stata sacrificata».
Il dibattito si è poi sviluppato su vari temi riconducibili a un obiettivo: fare correttamente informazione e divulgazione scientifica.  Capire come si diffondono le epidemie o conoscere i meccanismi di funzionamento dei vaccini è necessario anche per contrastare un fenomeno pericolosissimo come il proliferare  delle “fake news”.

Nei dibattiti moderati dall’astronoma Ginevra Trinchieri e dal divulgatore scientifico Alessandro Cecchi Paone sono state raccolte diverse testimonianze. Straordinaria quella già citata della d.ssa Annalisa Malara, l’anestesista dell’ospedale di Codogno che per prima lo scorso 20 febbraio scoprì che il virus era tra di noi. Erano già stati predisposti i tamponi, con dei protocolli assai restrittivi. Il paziente Mattia non rientrava nelle casistiche previste da queste nuove regole, ma la sua polmonite aveva un’evoluzione rapidissima e del tutto atipica. Da qui la decisione, avallata dal primario di Annalisa, di procedere a quel tampone che ha salvato Mattia e che segna, simbolicamente, l’inizio di una storia di cui non vediamo ancora la fine.  

Ma nella “colossale lotta” ci sono anche tanti altri progetti che vedono protagonista questo territorio. Ad esempio il progetto di “telemedicina” raccontato dalla d.ssa Elena Bettinelli dell’ospedale San Raffaele: 28mila pazienti che durante quest’anno sono stati seguiti senza dover andare in una struttura medica. C’è il contributo che può venire da altre scienze come l’astrofisica, rappresentato dall’utilizzo dei raggi ultravioletti nel contrasto al virus di cui ha parlato Giovanni Pareschi, dirigente di ricerca INAF. Sullo stesso tema (la radiazione ultravioletta naturale e artificiale contro la pandemia) hanno presentato la loro ricerca Giorgia Sironi (INAF) e Mara Biasin (Ospedale Sacco).

E poi c’è il tema fake news. Pericolose in ogni ambito, pericolosissime in questo in particolare per come possono condizionare i comportamenti di massa. Nella discussione che Cecchi Paone ha affrontato con un altro divulgatore, Massimo Polidoro, si è riflettuto sul come tante erronee convinzioni (e tante esplicite menzogne) trovino terreno fertile non solo nella ancora insufficiente cultura scientifica diffusa nel nostro Paese, ma anche in un disagio psicologico: di fronte a una situazione nella quale anche la scienza non può dare risposte certe, le varie teorie complottiste diventano per molti una soluzione rassicurante.

Al congresso hanno preso parte anche due scienziati resi celebri durante quest’anno dalle apparizioni televisive: il prof. Massimo Galli, direttore Malattie Infettive all’Ospedale Sacco  e il prof. Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’istituto Galeazzi. «I dati sulle rianimazioni e sulle terapie intensive - ha commentato Galli – ci dicono che c’è meno pressione ma continuano a non lasciarci troppo tranquilli. Soprattutto nel momento in cui troppe persone ancora interpretano la “zona gialla” come un via libera per poter tornare all’assoluta libertà».

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