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Quartieri
Un ospite della comunità di Bruzzano a contatto con i commercianti del quartiere
Le interviste di Fabio, il "giornalista" di "Stella Polare"
Federico Russo | 1 luglio 2020

Loro la chiamano “casa”, non “comunità”. “Loro” sono gli ospiti della Comunità Alloggio Socio Sanitaria “Stella Polare”, dieci adulti con disabilità (motoria, psichica o relazionale) che non hanno più la famiglia di origine o sono impossibilitati a continuare a viverci. “Stella Polare”, progetto della Fondazione Aquilone nato nel 1996, si trova nel cuore di Bruzzano e nasce proprio dal tentativo di rispondere alla domanda che assilla le famiglie che hanno un parente con disabilità: “che ne sarà di lei/lui, dopo di noi?”.  
Se la quotidianità di tutti è stata stravolta dal lockdown, ovviamente nel caso in questione l’effetto può essere particolarmente destabilizzante. Una routine fatta di frequentazione dei centri diurni, attività ricreative, educatori e volontari che all’improvviso sparisce. Eppure proprio da una situazione del genere possono nascere stimoli nuovi, inimmaginabili.

È il caso di Fabio Lovati, uno dei dieci ospiti della comunità. Ha 54 anni, la sua disabilità lo costringe sulla sedia a rotelle ma non gli impedisce di coltivare il suo sogno: fare il giornalista. Per il suo compleanno ha ricevuto un pc, e questo lo ha messo nelle condizioni di provare a scrivere. Da lì all’idea del video il passo è stato breve. “È nato così un trio perfetto – ci racconta Sara Agnusdei, educatrice - in cui Fabio decide e pensa alle domande, io o Valentina Colombo (un’altra educatrice) lo affianchiamo portandolo in giro e filmandolo infine Valentina monta il tutto per andare diretto sulla nostra pagina facebook (“Comunità Alloggio Stella Polare”).
Quando si è poi trattato di tirare fuori un’idea per un “format”, Fabio ha mostrato una sensibilità davvero fuori dal comune: si è domandato, all’inizio della fase 2, come sarebbe stata la riapertura dei vari negozi di Bruzzano dopo la chiusura forzata. Ecco allora, sempre in trio, le interviste con Grazia (proprietaria di una gelateria), Rachele e Sara (estetiste), Franco (parrucchiere), Lorenzo (edicolante), Manuela (estetista). A ciascuno Fabio ha dato modo di raccontare le paure provate nei mesi di chiusura, i timori e la felicità nel tornare al lavoro.
Tutti gli intervistati hanno dimostrato disponibilità e in qualche caso vera emozione, anche perché “Stella Polare” ha sempre puntato su vita sociale e rapporto col territorio, perciò le persone che ci vivono sono ben conosciute nel quartiere.

Anche per la comunità ora c’è un ritorno alla normalità. Non c’è ancora la possibilità di far tornare i volontari, ma con i 5 educatori sono riprese le attività ordinarie. Il bel cortile della struttura consente di gestire al meglio gli spazi, e anche con le famiglie si è ricreato il contatto.  Rimane però un aspetto faticoso da affrontare, che è ancora Sara a sintetizzarci così: “Far capire e accettare che “no baci, no abbracci e no coccole”. Arrivano quelle domande che ti oltrepassano dentro e un po’ ti fanno male: “Perché non mi baci?”, “ma io voglio un abbraccio, perché non possiamo darceli?", “non ho il virus, puoi darmi un abbraccio?”. Mi domando come fare a spiegare che tornerà tutto come prima, solo ci vuole del tempo, ma torneremo ad abbracciarci e a farci le coccole. Non è facile perché per loro il contatto fisico è tanto, forse tutto”.

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